Descrizione
Ottavio Amigoni, Madonna col Bambino e san Bernardo abate
Giuseppe Fusari
Ottavio Amigoni (Brescia 1606-1661)
Pala dell'altare maggiore della chiesa di San Bernardo di Chiaravalle di Collepiano.
olio su tela, 191 x 112 cm
Datazione: 1650 ca.
Il recente restauro di questa tela, conservata nella chiesa di Collepiano di Marone, ha rimosso alcune ridipinture che impedivano la corretta lettura del soggetto del dipinto: la lactatio Virginis, episodio leggendario, attribuito al santo dopo la sua morte.
Secondo gli agiografi la Vergine avrebbe versato alcune gocce di latte nella bocca di Bernardo rendendolo il più grande predicatore del tempo: un modo per indicare la natura soprannaturale della capacità oratoria di Bernardo.
Il dipinto è da collocare tra le opere della piena maturità dell’artista in stretto rapporto con le pale realizzate per Zone tra il 1649 e il 1651 (Madonna col Bambino, san Giorgio, San Rocco e un donatore per la chiesa di San Giorgio di Cislano e Sant’Antonio Abate per la chiesa di Sant’Antonio di Cusato) e per Siviano di Montisola (Ultima Cena, firmata e datata 1651).
Nella tela di Collepiano si nota già quel ritmo serrato nella costruzione della scena che la avvicina alle opere del 1651, animate da un nuovo monumentalismo più disegnato e strutturale che nella tela di Siviano, forse complicata dal numero di personaggi necessari alla scena, è già presente ma forse meno consapevole di quanto avviene nel Sant’Antonio abate di Zone, essenziale e raffinato nella mole quasi erculea del santo che si staglia sulla limpida chiarezza del cielo.
Il tono lunare e fosforescente degli incarnati e la pura bellezza del gruppo della Vergine col Bambino mantengono debiti con la pittura amigoniana del quinto decennio, ma la figura del san Bernardo ha già tutti i caratteri di forza, mobilità e sveltezza delle opere successive, tanto da avere diretti rimandi nella tela di Zone, sia nella tipologia del volto che in quella del pastorale.
È qui che si scorge la forte rimeditazione da parte dell’artista della pittura milanese, specialmente del Fiamminghino, la cui pittura l’Amigoni poté vedere e studiare nel suo soggiorno a Bienno, che lo porta verso una pittura più compatta, disegnata e schiarita, anche se mai dimentica delle aristocratiche atmosfere genovesi e morazzoniane che lo portano a sfoggiare cromie raffinate e sfumature morbidissime.
Bibliografia
Gnaccolini, 2001, p. 25; Loda, 2001, p. 88 nota 10; Fusari, 2006, p. 73.