Descrizione
Ottavio Amigoni. Madonna col Bambino e i santi Rocco e Sebastiano
olio su tela, 175 x 130,5 cm
Firmata e datata: O... 16[4]3
Datazione: 1643
Giuseppe Fusari
Nota alla letteratura artistica, la tela è stata fatta oggetto di studio, in seguito al restauro del 2000, da Laura Paola Gnaccolini che ha rilevato alcuni dei caratteri stilistici pregnanti dell’artista, mettendo in evidenza soprattutto i debiti con la tradizione culturale bresciana e con i modi di Bernardo Strozzi nel profilo grifagno del san Rocco, mentre per il san Sebastiano, piuttosto che a Domenico Carpinoni, fa risalire l’invenzione a Palma il Giovane divulgato in territorio veneto nella prima metà del Seicento grazie a una incisione di Egidius Sadeler.
La stessa Gnaccolini propone poi di risarcire la data lacunosa con il 1653 in base al raffronto con la pala raffigurante Sant’Antonio da Padova col Bambino e un donatore conservata nella Parrocchiale di Capriolo e datata 1652; tuttavia, a un esame stilistico più attento, si nota tra la tela in esame e quella di Capriolo uno iato notevole, soprattutto nella preziosità della cromia e nella stesura più compatta e lucida della pala del 1652 (così come, in generale, con tutte le opere datate a quel periodo), mentre in questa di Marone, riferibile al 1643, la pennellata è meno sugosa e i profili sono più disegnati e taglienti; essi fanno riferimento piuttosto alla pala di Coniolo, al Sant’Antonio di Fiesse e, soprattutto, agli affreschi della chiesa cittadina di San Giorgio datati 1642, dove si fanno più insistenti (e questo per gli anni centrali del quinto decennio) i rapporti col Morazzone e col Genovesino in particolare nell’estenuato raddolcimento dei tratti fisiognomici dei personaggi.
Bibliografia: Predali, 2008, Paglia, XVII sec. ed. 1958, p. 136, 159; Caladi, 1935, p. 4; Cipriani, 1960, p. 796; Passamani, 1964, p. 599 nota; Fappani, 1977, p. 24; Lonati, 1980, p. 14; Stradiotti, 1986, p. 682; Fappani, 1991, p. 271; Gnaccolini, 2000; Anelli, 2002, p. 134; Gnaccolini, 2001, pp. 24-26 (1653).
Sulla base dei raffronti con gli estimi del 1573 e del 1641 e le relazioni delle visite pastorali cinquecentesche, la veduta di Marone della tela di Amigoni è realistica: l’antica parrocchiale (con il piccolo campanile) – con orientamento nord/sud; la piccola porta ad ovest, cui corrisponde una identica ad est; il sagrato (il cimitero) delimitato da bassi muri – corrisponde alle descrizioni fatte nelle visite pastorali.
A sinistra - separata dalla chiesa da un vicolo detto ancora oggi via del Cimitero - vi è raffigurata un’abitazione con porticato, primo piano e solaio che potrebbe essere la canonica: sia negli estimi che nelle visite pastorali la canonica è descritta in modo contraddittorio nelle sue condizioni che nella collocazione; in realtà essa poteva essere collocata in posizione più arretrata rispetto al fronte lago.
A destra dell’antica parrocchiale compaiono tre abitazioni di proprietà, il primo blocco, degli eredi di Giovan Battista Gaioncelli (attuale Oratorio e parte di casa Guerini), di Pietro Almici e Domenico Gigola (casa Guerini) e, il secondo blocco, di Taddeo q. Lucrezio Fenaroli (casa Magnani Cristini): tutte le abitazioni sono raffigurate con pianoterra e primo piano (ma vi era anche il solaio).
Un elemento interessante è che tra i due isolati vi è un vicolo, oggi scomparso, di cui restano tracce nei pressi delle attuali case Guerini e Rosa, perpendicolarmente a via Roma.
La presenza del panorama è da ritenersi riferibile ad una precisa volontà della committenza. [Roberto Predali]