Descrizione
Mappali 144, 147 e 312.
Mulini e follo Novali, via 4 Novembre
La storia dei Novali e delle loro proprietà dal 1600 al 1800.
La cartografia dei mappali 144, 147 e 312.
Mappale 144, le immagini.
Mappale 144, casa civile, via 4 Novembre.
Nel Profilo schematico Fontana il mulino del mappale 144 è disegnato con due ruote, una più piccola a monte, l’altra più grande a lago e un salto d’acqua di metri 6,60.
Il mappale 144 della mappa del Catasto austriaco di Marone nell’anno 1851 risultava accatastato a Novali Luigi, Pietro, Bartolomeo, Angela, Agostina e Maria fratelli e sorelle fu Giuseppe Valeriano – per antico possesso – come segue: mappale 144 – mulino da grano ad acqua con casa – pertiche 0.08.
Nel 1858 subì ben tre variazioni di proprietà all’ interno della stessa famiglia.
Nel 1873 – per petizione – passò a Novali Luigi fu Giuseppe Valeriano.
Nel 1874 al terzo passaggio finì in proprietà a Novali Giuseppe, Battista, Antonio, Angelo e Bortolo fu Pietro.
Nell’anno 1881, dal Catasto terreni passò al Catasto fabbricati in testa ai medesimi proprietari, come segue: mappale 144, via dei Mulini 23 – mulino da grano ad acqua – piani 1 – vani 1.
Nel 1883 il mappale 144 passava a Novali Giuseppe, Antonio, Angelo e Bortolo fu Pietro, ove rimaneva fino al 1890.
Nel Prospetto del 1879 dei vari opifici esistenti nel Comune di Marone lungo il Canale della Sèstola figura questo il mulino Novali del mappale 144 con proprietari Novali Giuseppe e fratelli fu Pietro.
Il 30 Ottobre 1895 tra i convocati a una riunione per gli utenti della del Consorzio dei canali Festola e Ariolo compare, per la prima volta, il nome di un certo Tonni Giovanni, proprietario di mulino, rappresentato da Peroni.
Nell’ avviso di «convocazione degli Utenti del Vaso Sestola all’adunanza, che sarà tenuta nella sala comunale di Marone, alle ore 13,30 del giorno 15 agosto 1896, per trattare di concerto la costituzione del Consorzio in modo legale fra gli interessati» ricompare il nome di Tonni Giovanni di Angelo.
Nell’elenco degli utenti del canale Sèstola – nell’atto ufficiale, che costituisce il Consorzio in data 13 giugno 1897 – si legge al n° 12 – mappale 144 – Tonni Giovanni di Angelo – Cavalli Vapore 3.
Il suo nome compare poi – per l’ultima volta – tra i consorziati nell’ elenco datato 1908, sempre al n° 12, dove gli viene addebitata la quota di lire 7,20, in forza dei 3 cavalli di suo diritto.
In data 1° Luglio 1909 fra le ditte del Consorzio che pagano la quota del mappale 144 appare il nome di Guerini Eugenio e nipoti (ex Tonni).
L’Ufficio Distrettuale delle Imposte di Iseo, l’11 Luglio 1935, rilascia «l’Estratto Storico della consistenza attuale della partita 102 del nuovo Catasto dei Fabbricati del Comune di Marone, intestata a Scarni Pierino fu Giovanni e Serioli Giuseppe fu Giovanni», aggiungendo che «Il mappale su descritto risulta attualmente caricato ai predetti (fino al 1929) per atto di compravendita». In calce al documento si aggiunge questa nota esplicativa: «Questa utenza fu assorbita dalla cessata ditta F.lli Guerini fu Matteo, quando unificò i salti fra i mappali 316 e 312 e attualmente [1935] è goduta dalla società Industrie Tessili Bresciane, acquisitrice delle attività dei f.lli Guerrini». In altre parole, alla cessazione dell’attività del mulino sito nel mappale 144, i diritti di utilizzo del salto d’acqua furono acquistati dai Guerini che poi li cedettero alle ITB.
Novali Angelo e Turla Giulia.
A cavallo tra ’800 e ’900 Novali Angelo e Turla Giulia, marito e moglie, acquistarono casa e mulino del mappale 144.
Il mulino era grande, tant’è che successivamente se ne ricavarono due belle camere spaziose, dice la nipote Gemma Serioli in Uccelli. La disposizione del mulino seguiva la linea Nord-Est: a est, quasi a formare un angolo retto, stava un corridoio, parallelo alla direzione dell’acqua, chiamato l’Andàer.
Angelo Novali andava a Iseo a comperare grano e frumento, lo trasportava a Marone col carro trascinato da un cavallo o da un mulo di loro proprietà, saliva a Ponzano e scendeva al mulino per la strada a gradini. Macinava e faceva farina che trasportava a Montisola con una barca di sua proprietà: in pratica il Novali aveva l’esclusiva dei paesi di Montisola.
I coniugi Novali Angelo e Turla Giulia morirono di Spagnola intorno agli anni ’20 e così anche il loro unico figlio maschio.
A seguito della loro morte cessò anche l’attività del mulino, le figlie non essendo in grado di continuare nella tradizione di questo lavoro.
Una delle figlie, Novali Caterina, sposò Giuseppe Serioli detto Muschì: col matrimonio la coppia andò ad abitare nel mappale 144.
Scarni Pietro e Novali Domenica fu Angelo.
La famiglia Scarni Pietro e Novali Domenica fu Angelo – altri proprietari del mappale – era composta di dodici figli: sei morti infanti, due morti da adulti e quattro viventi (nel 2002): Anna, Maria, Beppe e Pietro.
Abitavano in via IV Novembre già prima della Seconda guerra mondiale, poiché Domenica aveva ereditato, come la sorella Caterina in Serioli, una parte della proprietà del genitore Angelo Novali.
In particolare gli Scarni-Novali abitavano le stanze verso lago e le camere a monte, che con ogni probabilità erano sede del mulino.
Anna Scarni dice che i nonni facevano i mugnai e portavano la farina macinata a Purtirù (Portirone di Parzanica), di là e di fronte al lago, ma che prima di partire scrutavano il tempo e le condizioni del vento dalle finestre della loro casa, che era un punto ideale di osservazione. Non si partiva con la barca, se non si era più che sicuri della stabilità della superficie delle acque: «I sé ne ’ntindìa del lac [erano profondi conoscitori del lago]». Da Portirone portavano a Marone granoturco e frumento e da Marone a Portirone riportavano farina macinata.
La casa aveva pavimenti in assi di legno, successivamente sostituite da solette in cemento.
I mappali 147 e 312.
I mappali 147 e 312: le immagini.
Il mappale 147, casa civile, via 4 Novembre.
Il mappale 147b (follo di coperte di lana o pila da orzo ad acqua con casa) del Catasto austriaco di Marone – corrispondente al 1471 del nuovo catasto – nel 1852 si trovava accatastato a Novali Giovanni Battista e Giuseppe fratelli fu Antonio per antico possesso.
Nel 1865 il mappale fu trasportato a Novali Giuseppe, fu Antonio e Novali Paolo e Giacomo fratelli fu Giovanni Battista proprietari e Giudici Maria vedova Novali usufruttuaria in parte.
Nell’anno 1881, il mappale fu trasportato dal Catasto dei terreni a quello dei fabbricati, ai medesimi, come casa (3 piani e 6 vani) con follo da panni e pila da orzo fino al 1885.
Fino al 1976, anno della morte, il mappale è proprietà di Novali Luca fu Antonio, mentre i diritti sull’acqua della Sèstola sono della Società Industrie Tessili Bresciane.
Come risulta dai disegni dei Profili longitudinali schematici delle varie utenze, la turbina elettrica è proprietà delle ITB e riceve acqua dalla condotta forzata risultante dall'unificazione dei salti d'acqua degli opifici o ex-opifici, contraddistinti dai mappali 356 (Bontempi Pietro Piero del Re), 139 (Guerini Luigi Pénte), 143 (Pezzotti Panighècc), 144 (Serioli-Scarni), 147 (Luca Novali) e 312 (Guerini Luigi Bigio de Caméla) per un salto complessivo di metri 44,58.
Il complesso elettrico sta sul mappale 1471, in comunicazione, tramite di due gradini, con il mappale 312.
La turbina è una Riva-Monneret ed è dotata di un alternatore trifase di 160 volt, di un quadro di misurazione e di un alternatore: la quota di scarico del l'acqua è a m. 227,67 e quella di carico a m. 272, 25. Il punto di partenza della condotta forzata è la vasca-serbatoio (mappale 316, ex-proprietà dei fratelli Cristini fu Rocco) sita in via Fucina a Ponzano. La portata della condotta era di litri 85 al secondo.
Il mappale 312, casa civile, via 4 Novembre.
Il mappale 312 (mulino da grano ad acqua sopra il quale si estende il n° 147) nel 1852 figurava di proprietà di Novali Luigi, Pietro, Bartolomeo, Angela, Agostino, Maria fratelli e sorelle fu Giuseppe Valeriano per antico possesso.
Nel 1858 il mappale fu trasportato a Novali Luigi, Pietro, Bartolomeo, Angela e Maria fratelli e sorelle fu Giuseppe Valeriano.
Nel 1873 il mappale fu trasportato in testa a Novali Angela fu Giuseppe Valeriano.
Nel 1881 il mappale 312 fu scaricato dal Catasto dei terreni e venne caricato in quello dei fabbricati alla partita 147 come mulino da grano ad acqua sopra il quale si estende in n° 147, piani 2, vani 3 – mappale 312.
«Atto preliminare di vendita tra il signor Guerrini Silvio per conto della Società Industrie Tessili Bresciane e i coniugi Guerini Luigi fu Andrea e Scaramuzza Margherita fu Pietro.
Marone, 23/12/1920
Si conviene e si stipula quanto segue:
1) I signori Guerini Luigi e Scaramuzza Margherita, venditori, cedono e vendono al Signor Guerrini Silvio fu Giuseppe, che acquista per conto della Società Industrie Tessili Bresciane, i locali a pianterreno adibiti a mulino in numero di due, uno dei quali (con l'ingresso dalla strada) contiene due mulini completi e un altro retrostante.
2) Compresa nella vendita la forza d'acqua e diritti d'acqua con relativi impianti, come appartengono ai suaccennati proprietari.
3) La vendita della forza d’acqua, dei mulini ecc. vien fatta nello stato come si trovano attualmente.
4) La Società Industrie Tessili Bresciane, a sue spese, metterà nella cucina dei proprietari una spina chiusa d'acqua presa dalla tubazione.
5) Righe parzialmente illeggibili. Il senso della frase è che i proprietari garantiscono che i locali venduti sono liberi da qualsiasi peso ipotecario.
Si stabilisce (con godimento dal 1° gennaio 1921 da parte della Società Industrie Tessili Bresciane) la somma di Lire diciassettemila (17000) che verranno corrisposte in lire 5000 in azioni alla pari e lire 12000 in valuta da pagarsi il giorno in cui si farà l'atto regolare che non sarà oltre la fine di Gennaio 1921 con detrazione di lire 2000 che Guerini Luigi e Scaramuzza Margherita dichiarano di aver ricevuto in acconto.
6) Le spese relative al presente contratto sono a carico della Società Industrie Tessili Bresciane.
Guerrini Silvio per conto delle Industrie Tessili Bresciane».
Al punto 4) si dice di una spina chiusa d'acqua presa dalla tubazione da mettere nella cucina dei proprietari.
La signora Dina Guerini in Bonvicini spiega che quello era un privilegio. L'acqua di quella spina era presa direttamente dalla condotta forzata e non dalla valle e portata addirittura dentro la cucina, cosa impensabile a quei tempi, con un rubinetto, che si poteva aprire e chiudere a piacimento: fu tolta dopo il 1976.
Elisabetta Guerini detta Bèta de Caméla.
Le testimonianze
Il mulino era sulla piazzetta a metà dei Scalì, che allora era via consorziale dei Mulini. La sua porta dava, appunto, sulla piazzetta a fianco alla fontana con maschera di pietra di Sarnico, raffigurante un faccione dalla cui bocca esce il rubinetto di ottone.
Guerini Luigi fu Andrea detto Bigio de Caméla – marito di Scaramuzza Margherita fu Pietro, originaria di Sulzano – aveva sempre fatto il mugnaio: prima di comperare il mulino della piazzetta macinava grano nell'immobile appena di un centinaio di gradini più sotto, il mappale 150, dove per anni la ditta Pennacchio Angelo aveva avuto la falegnameria e dove successivamente ebbe sede (fino agli anni 1960 circa) la Cromatura di Ghirardelli Giuseppe e Cristini Marco de Fiora e Bonvicini.
Al mulino di Guerini Luigi si macinava grano, proveniente dalla Bassa Bresciana sui carretti trascinati da muli o cavalli, ma anche da Parzanica o da Peschiera portati da barche e barconi.
A Marone il grano era scaricato e caricato sui basti degli asini, che salivano lungo la ripida stradina dei Scalì fino al mulino per poi fare la stessa strada in discesa una volta trasformato il grano in farina.
Era proprietario degli asini, e la stalla era situata in una stanza, ora camera da letto dell’appartamento di Dina Guerini in Bonvicini.
Dina racconta che un giorno la nonna Beta salì a Zone con gli asini a portare la farina macinata, seguendo la via vecchia, che dopo Gargiöl, attraverso i Trudì e porta a Cislano.
Era sua abitudine seguire a piedi gli asini mentre salivano carichi, ma – nella discesa per risparmiare fatica e per divertimento – cavalcarne uno.
A un certo punto incontra la signora Marietta Butturini, sorella del parroco Giovanni, donna austera ed energica che incuteva sempre un po' di paura soprattutto ai ragazzi, che le dice: «Salta só de l'asen, che ’l sta mia bé per óna scèta staga ensìma (Scendi dall’asino, che non va bene che le donne cavalchino)». «Maginàs se me salte só de l'asèn» le rispose «Se salte só, lur i pólsa e i còr e mé mè sè stöfe a curìga dré (Non scendo per niente. Se scendo, gli asini riposano e corrono e poi devo rincorrerli)».
Quando il mulino fu chiuso, Elisabetta fu assunta come operaia alle ITB.