Mappale 143

Nel 1852 il mappale 143 figurava intestato alla partita 615 del Catasto austriaco particellare dei terreni del Comune di Marone a Guerini Matteo fu Giacomo come segue: follo da coperte da lana ad acqua pertiche 0,11.
Dal 1922 questo edificio fu abitato dalle famiglie Pezzotti detti Panighècc e Peri.

Descrizione

Mappale 143
Gualchiera, via IV Novembre

Mappale 143
Gualchiera, via IV Novembre

 

La storia catastale
Nel 1852 il mappale 143 figurava intestato alla partita 615 del Catasto austriaco particellare dei terreni del Comune di Marone a Guerini Matteo fu Giacomo come segue: follo da coperte da lana ad acqua pertiche 0,11.
Nel 1874 – per successione – passava a Guerini Giacomo, Giuseppe, Cesare, Eugenio, Emilia e Luigia fratelli e sorelle fu Matteo proprietari e Rosa Carrara vedova Guerini madre, usufruttuaria in parte. Nel 1874 è cancellata Luigia.
Nel 1877 – per petizione – passava a Guerini Giacomo, Giuseppe, Eugenio ed Emilia fratelli e sorelle fu Matteo e Carrara Rosa fu Giuseppe.
Nel 1879 – per successione – passava a Guerini Giuseppe, Eugenio ed Emilia fratelli e sorelle fu Matteo e Carrara Rosa fu Giuseppe proprietari e la stessa Carrara Rosa usufruttuaria in parte. Il mappale – in una statistica dello stesso anno – è descritto come «1 ruota di follo del diametro di metri 3,50 e due ruote di folletto del diametro di metri 4,00, tutte con cassette di sopra».
Nel 1881 il mappale 143 era scaricato dal Catasto dei terreni e caricato al Catasto fabbricati del Comune di Marone in testa ai medesimi, come segue: via dei Mulini 25, follo da coperte di lana ad acqua, mappale 143, piani 1 vani 1, dove risultò caricato sino al 1890.

Nel 1919 tutte le proprietà industriali dei Guerini, compreso il mappale 139, passarono alle ITB. Infatti, nel 1935 – alla partita 715 del Catasto dei Fabbricati del Comune di Marone – alle Industrie Tessili Bresciane era intestato il mappale 143, come risulta dall’estratto Catastale storico descritto come segue: mappale 143 - gualchiera tessuti via mulini, n° 73, piani 2, vani 4.
Nel Profilo generale schematico del Fontana (1938), l’edificio è dotato di una sola ruota.

Leggi o scarica il Certificato censuario storico del mappale 143.

Le testimonianze

 

Dal 1922 questo edificio fu abitato dalle famiglie Pezzotti detti Panighècc e Peri.
Secondo le testimonianze degli inquilini nel 1922, data in cui Pezzotti Francesco Panighèt e Bontempi Domenica vi andarono ad abitare, l’attività industriale era cessata.
Francesco e Bontempi Domenica da Collepiano scesero a Ponzano e presero in affitto delle stanze in casa delle Ludìghe per venire poi ad abitare nella casa attuale nel 1922.

Qui nacquero tutti i nove figli. Dei nove fratelli della famiglia Pezzotti detta dei Panighècc di via IV novembre sono tuttora viventi (2002) Angelina, Francesco, Luigia e Domenica.
Nel 1916 il figlio Giovanni Battista sposò Pezzotti Domenica dei Dos, una cugina, e la nuova famiglia s’accasò coi genitori.

I nonni e i genitori pagarono sempre l’affitto alle ITB e andavano a Sale Marasino a pagarlo direttamente a pagarlo al direttore dello stabilimento, Ballerio.
«Dal 1922 noi Pezzotti abitavamo il primo piano, perché al pianterreno, e sempre dal 1922, abitava la famiglia di Peri Battista.
L’alluvione del 1953 ci riempì la casa di fango e di detriti vari.
Quando nel 1961 Camilla Peri andò ad abitare a Marone, noi prendemmo possesso anche dell’appartamento al pianterreno. Comprammo tutta la casa dalle ITB – che intanto si erano trasferite a Merone – nell’ anno 1970.
Quando i nostri nonni vennero ad abitare qui nel 1922 ogni attività industriale era cessata e l’immobile era solo casa di abitazione. Prima c’erano qui i folli, sia al piano di sopra, come in quello di sotto verso la strada dei Scalì, dove scorreva la Sèstola.

I folli erano grandi vasche d’acqua con dentro terra di follo, dove erano immerse le coperte per essere lavate e sbattute dal follo, due martelli o magli, che alternativamente pigiavano le coperte, le infeltrivano e le lavavano. La lana veniva poi stesa sul solaio dal pavimento tutto di assi ad asciugare; le coperte erano, infine, portate nelle Ciodére».
Le sorelle Pezzotti non si ricordano della presenza di una ruota sulla parete a nord di casa loro. Eppure, è evidente che lì ci fosse una ruota, perché quella parete ne porta evidenti i segni caratteristici. C’è tutt’oggi (2002) un incavo terminante ad arco e mattoni che turano un grosso buco, quello lasciato dal perno della ruota.
In alto – sui muri di tramezza – vi sono ancora quattro grosse barre di ferro, rinforzate da sostegni, il cui compito evidente doveva essere quello di sostenere grossi pesi e il tutto in corrispondenza dell’arco esterno della ruota.

Gemma Serioli in Uccelli, che da bambina abitava nella casa sottostante, conferma che la ruota esisteva.
Fino a pochi anni fa i muri dell’angolo cottura della casa Pezzotti trasudavano macchie d’unto, anche dopo anni e anni di ripetute tinteggiature: era il trasudare dell’untuosità della terra di follo, anche se lo spessore dei muri supera il metro. Nell’appartamento sottostante dove abitava il Peri, in corrispondenza dell’angolo cottura descritto vi è uno stanzino analogo, che fino a qualche anno fa non aveva nemmeno il pavimento e dove vi scorreva l’acqua del canale.
Nell’appartamento, si fa per dire, sotto quello della Famiglia Pezzotti Panighècc abitava la famiglia di Peri Battista.

Agli inizi del 1900 il Peri venne da Iseo e si sposò con la Uccelli Maria, da cui ebbe sei figli: due morirono bambini e gli altri erano Laura, Ferdinando [1914], Luigi [1917] e Piero [1920]. Rimasto vedovo, si risposò con Carminati Teresa di Adrara San Rocco, che era a Marone a fare la cameriera e da questo secondo matrimonio nacquero Battista [1949] e Teresa [1960].
Camilla, che dopo l ‘ alluvione del 1953, che riempì di materiale e di detriti vari la sua casa, lasciò la casa e venne ad abitare a Marone. Era il 1961 e a Ponzano, in via dei Scalì aveva abitato trent’anni.

Non ricorda nulla di macchinari, di folli, di turbine in casa sua, anche se ha ben presente la stanza a lato di via IV Novembre, senza pavimento, dove il canale della Sèstola immetteva acqua.
Dice che nello stanzone a lato di quello senza pavimento c’era un bancone da falegname, dove lavoravano sia il padre Battista sia il fratello Nando, ma non si ricorda di macchinari azionati dalla ruota idraulica con perni, pulegge e cinghie. I Peri erano falegnami che lavoravano più per aggiustare che fare cose nuove.
«Poveri sì, eravamo veramente poveri e non so come faceva mio padre a pagare l ‘affitto di quel buco di casa ai proprietari».

Il canale della Sèstola scende dal lavatoio pubblico di Ponzano, passa a destra dell’ex mulino Bontempi del Re; fiancheggia l’ex mulino Pente, piega e costeggia a destra casa Pezzotti Panighèt e fugge veloce da casa ex Serioli per precipitare in una cascata melmosa in parte a casa Scarni.
Appena al di sopra della cascata, sotto le finestre Pezzotti-Peri esiste ancora integro un bastione, come una torre quadrata, vuota nel mezzo, alta forse un paio di metri o poco più; nei due lati contrapposti a monte e a lago presenta due scannellature, dove evidentemente appoggiava un grosso perno una ruota.

«Lì ci stava una ruota, mossa dall’acqua della Sèstola, collegata con una lunga corda metallica a un’altra ruota, che stava su quella torre quadrata là, sopra lo stabilimento Franchi e alta 10-15 metri» dicono ancora le sorelle Pezzotti «Un’altra corda collegava sulla torre con un’altra, che stava giù allo stabilimento ITB e che muoveva tutti i macchinari».
Negli anni ‘30 quella torre era oggetto delle nostre scalate di bambini un po’ scervellati: usavamo come via ferrata per salire fino in cima, dove però non c’era già più la ruota.

Nel periodo estivo, corrispondente alle ferie degli operai degli stabilimenti, avveniva tutti gli anni la pulizia dell’alveo del canale, che era così liberato dalla melma muschiosa; erano tagliati rovi e rami, era controllata la sicurezza dei tubi della condotta forzata e i tubi erano riverniciati. Il lavoro era fatto da squadre di operai incaricati appositamente.
Ora è tutto in uno stato di abbandono generale.

Questo era un lavoro straordinario, perché poi durante l’anno c’erano operai addetti alla pulizia e alla manutenzione ordinaria: Luca Novali doveva mantener pulita la zona intorno alla sua turbina e prima di lui era il Poli, el tabachì de Marù, che ogni giorno curava quella zona.
Ai Mulì de Su ricordo che alla pulizia dei fèradì – specie di pettine metallico posto poco prima che l’acqua cadesse sulla ruota – erano i Turelli e poi Agnese Marchetti in Fenaroli con i figli a fare le pulizie.

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