A proposito di gruppi etnici bantu del Kenya
Elio Revera
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Spesso libri ed oggetti significativi ci interrogano, anche se abbiamo l’impressione di essere noi a chiedere conto ad essi…
Quando mi sono imbattuto in questa piccola scultura di venti centimetri sono rimasto colpito dall’intensa espressività del volto. Questa scultura appartiene ad un’etnia keniota prima citata: i Kamba.
Il particolare taglio degli occhi profondi, le labbra socchiuse, il naso camuso, l'ampia fronte regolare, le grandi orecchie ed il piccolo chignon mi sono apparsi degni di nota e mi hanno spinto ad una seria indagine.
L’attribuzione all’etnia di appartenenza, che la collocava in Tanzania, non mi convinceva affatto anche se il fatto che fosse stato raccolto da Peter Loebarth, un grande etnologo tedesco, deponeva a favore della sua indubbia qualità.
L’insieme dell'opera, la sua atmosfera, mi han riportato ad un immaginario “nilota” ed infatti la scultura non è affatto immemore dell’espressività delle grandi produzioni dell’antico Egitto.
La postura poi, reclinata in avanti con grande equilibrio formale e sapienza scultorea, le mani poste sul piccolo tamburo a due membrane, ben ancorato da cinghie passanti intorno alla vita ed al collo, le gambe leggermente flesse su due ampi piedi che ne garantiscono una salda stabilità, sebbene il piede destro sia monco del metatarso, sono elementi di indubbia raffinatezza e valore compositivo.
Non ultima, indubbiamente affascinante, la scura patina del legno, profondissima e di consistente persistenza, a tratti lucida nelle parti aggettanti a causa del prolungato maneggiamento, come evidenzia la consunzione del legno del dorso delle mani.
Questa opera, come tantissime altre create dalla cultura africana, è la testimonianza delle capacità artistiche ed espressive di quei popoli.
Non sono oggetti che in origine sono destinati ad un puro godimento estetico, come accade nel caso delle opere create dai nostri artisti occidentali; la loro funzione è legata ad una ritualità profonda e pervasiva. Sono opere anonime perché quel che significava per queste società era l’appartenenza alla propria etnia, che privilegiava la collettività e tutto quanto ad essa connesso, piuttosto che l’individualità del singolo.
Nondimeno, come nel caso della piccola figura di suonatore dell’artista Kamba, il livello creativo e la capacità scultorea non hanno nulla da invidiare ad opere realizzate in occidente ed è la testimonianza di un antico rito legato presumibilmente alla caccia ed alla festa.